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Lui & Lei

LEZIONI DI CANTO


di Antolaro
10.11.2021    |    7.100    |    3 9.2
"Dopo tre giorni di ascolti, comincio ad essere scoraggiato, per cui con grande preoccupazione faccio entrare l’ultima ragazza della giornata..."
LEZIONI DI CANTO


L’operazione alle corde vocali è andata bene, però per almeno un anno dovrò avere cura della mia voce e non sottoporla a stress, il che per un front-man di una band è un vero disastro.
Infatti, la mia vita è la musica, per questo ho creato una band che porta il mio nome, Luca e gli Indemoniati, per cui questa nuova situazione stravolge tutto.
I miei amici insistono per trovare un sostituto, ma io sono molto restio, non mi piace l’inevitabile confronto tra me ed un nuovo vocalist, per cui ho un’idea che a me sembra geniale (ai miei compagni un po’ meno), anziché un front-man, il mio sostituto sarà una front-woman!
I testi sono miei, per cui non avrò difficoltà a riadattarli, così alla fine, pur con qualche malumore, riesco a convincere gli altri a darmi un po’ di tempo per trovare la ragazza adatta.
Al casting provvederò io direttamente e, dopo aver diffuso la notizia, comincio le audizioni.
Ad una alla volta nel mio studio che ho ricavato a casa mia, sfilano le ragazze che per carità sono brave e molte hanno anche una bella presenza, però le interpretazioni (un mio brano a loro scelta) lasciano molto a desiderare in fase di originalità: o imitano le voci delle cantanti più in voga in questo momento, oppure scimmiottano il mio modo di cantare.
Nessuna di loro riesce insomma a dare un’anima alle mie canzoni.
Dopo tre giorni di ascolti, comincio ad essere scoraggiato, per cui con grande preoccupazione faccio entrare l’ultima ragazza della giornata.
Entra dopo avermi salutato e mi dice il brano che vuole eseguire, così metto la base e parte.
La voce è bella, al pari di tante altre, ma questa ha un’anima.
Alzo gli occhi dal blocco degli appunti e la guardo meglio: è anche una gran bella ragazza, di quelle che in situazioni normali avrei provato a corteggiare.
Tuttavia, anima o no, questa cantante non riesce a convincermi, è l’unica sinora che sta mostrando di avere le potenzialità, ma è come frenata e poi mostra diverse imperfezioni.
Mi dispiace perché speravo di aver trovato la vocalist giusta e poi non mi dispiacerebbe davvero fare la tournee con una come lei.
Quando finisce, la ringrazio le dico che è stata molto brava, forse più delle altre, ma le dico di no, come ho già fatto con tutte quelle che l’hanno preceduta.
A differenza delle altre, Giuliana, così ha detto di chiamarsi, quando pronuncio la sentenza negativa, scoppia a piangere: ecco, queste sono scene che non mi piacciono.
Prima che io possa intervenire è lei che si scusa dicendomi di non essersi riuscita a controllarsi.
Le dico che avrà tante altre occasioni, anche perché la sua voce, per quanto un po’ grezza è decisamente la migliore tra le tante che ho già ascoltato, deve solo migliorare e cantare lasciandosi andare, non in modo contratto come ha fatto
“Mi scusi se piango, ma non ci sarà una prossima volta, questo era il mio ultimo tentativo, ho perso il lavoro, tra un po’ finisco i soldi che avevo messo da parte e dovrò quindi umiliarmi e supplicare mio padre, con il quale ho litigato a morte perché non vuole una figlia cantante, di farmi tornare a casa”, mi dice continuando a singhiozzare.
“Ma guarda che sei brava, sarebbe un peccato davvero se smettessi. Come ti ho detto dovresti solo provare a migliorare alcuni aspetti…”.
“Mi insegni lei, seguirò tutto ciò che mi dirà di fare”.
Ci penso un po’, in realtà lei ha delle grandi potenzialità e poi dopo tre giorni di audizioni continue, non ce la faccio davvero più a sentire altre ragazze tutte fatte in fotocopie, tutte carine e tutte con la voce che ricorda quella di qualche altra cantante famosa.
Con lei, invece, lavorandoci su potrebbe uscire qualcosa di buono e poi, devo essere sincero con me stesso, non mi dispiace affatto poter rimanere con questa ragazza che mi sta davanti con un viso quasi angelico (sono quelle che mi intrigano di più perché penso a quanto possano essere porche in certi frangenti) ed un corpo spettacolare a giudicare dalle gambe lunghe che la minigonna mostra generosamente.
“Va bene, ti voglio dare una possibilità, sospendo le audizioni e per un paio di settimane verrai qui da me a provare, provare e provare, in continuazione e dovrai ascoltarmi, oltre che sopportare le mie cazziate quando non mi seguirai. Accetti?”
“Certo che accetto, è bellissimo, la ringrazio di cuore”.
“Aspetta a ringraziarmi, dovrai seguirmi in modo incondizionato, ti farò dannare l’anima e non è escluso che dopo qualche giorno ti dica che è meglio non continuare. E comunque comincia a darmi del tu che questo lei mi fa sentire un vecchio”.

Il giorno dopo appuntamento la mattina a casa mia a provare senza sosta, ci concediamo solo una breve pausa per mangiare dei tramezzini che mi sono fatto portare dalla rosticceria sotto casa: c’è qualche miglioramento, ma non sono contento, continua a non lasciare andare la voce e ad essere come frenata.
Il secondo giorno non sembra andare meglio, piccoli progressi, è vero, ma non abbiamo tutto questo tempo a disposizione.
Lo stesso il giorno dopo ancora, così comincio a trattarla più bruscamente
“Come fai a tirare fuori la voce se vieni vestita con un corpetto così stretto che fai fatica anche a respirare?”.
Infatti oggi è vestita con un top strettissimo ed una minigonna da capogiro che mi fa venir voglia di fare altro che stare lì a farle ripetere all’infinito i passaggi di alcune canzoni.
“Togliti ‘sto cazzo di corpetto e vediamo di usare questo benedetto diaframma” dico secco.
“Ma scusa Luca, non posso, sotto non porto nulla…”
“Meglio, così niente impedirà ai tuoi polmoni di tirare fuori l’aria ed al tuo diaframma di espandersi”.
“Ma che vuol dire, mica si canta nudi…”
“Certo che no, una volta che avrai imparato ad usare le tue capacità, ti potrai vestire come vuoi: ma non ti accorgi che sei bloccata, che sembra quasi che tu abbia paura del mondo, come se il mondo avesse tempo da perdere nel giudicare come sei vestita. Il mondo vuole solo ascoltare come canti. Dai levalo, vado a prenderti una mia camicia. Te l'avevo detto di aspettare a ringraziarmi!”
Quando torno con la camicia si è tolta il top e copre il seno con le mani, gliela porgo e si gira per indossarla, ma io faccio in tempo ad intuire un seno decisamente interessante.
Devo dire che la trovo irresistibile con quella camicia che copre anche la corta minigonna, per cui me la immagino nuda coperta solo dalla mia camicia
Riprendiamo le prove e piano piano le cose sembrano andare meglio.
Facciamo una pausa grazie alla solita rosticceria e chiacchieriamo, in questi due giorni si è un po’ sciolta nei miei confronti, c’è del feeling, si vede, pende quasi dalle mie labbra, mai avrei pensato che si sarebbe denudata davvero quando le ho chiesto di togliersi il corpetto, invece l’ha fatto solo perché gliel’ho chiesto io.
A fine giornata, con quel gran caldo, via via ha anche aperto i bottoni della camicia lasciandomi intravedere uno spettacolo mozzafiato, anche se evito di soffermarmici per non dare l’impressione di essere un maniaco.
In tutti i casi sono contento dei progressi ed anche lei li ha notati, per cui le chiedo di venire il giorno dopo direttamente con una camicia e senza reggiseno.
La mattina successiva sotto camicia bianca, si intravede il reggiseno, sono deluso e, come lei se ne accorge, subito si affretta a dirmi “Lo tolgo subito aspetta, non potevo uscire da casa senza, è più forte di me, non ce la faccio”.
Detto ciò riesce, con una abilità tutta femminile, a togliersi il reggiseno senza neanche doversi spogliare: come diavolo facciano le donne, non lo capirò mai.
Cominciamo le prove e per tutta la mattinata i progressi sembrano davvero evidenti.
Comincio ad essere contento. Nel pomeriggio, prima di sospendere, capisco che siamo ad un punto di svolta, è carica al punto giusto, si è accorta anche lei che le cose vanno molto meglio, per cui le do gli ultimi consigli e le dico come deve utilizzare il diaframma.
“Riprendiamo dall’ultima parte e vai in crescendo fino a quando il brano non sale di tonalità, lì devi lasciarti andare e volare, dai che ci siamo”.
Leggo tensione nel suo volto e questo non è una cosa buona, spero solo dipenda dalla concentrazione.
Attacco con la mia chitarra e lei si lancia decisa, poi al momento giusto il miracolo, la sua voce profonda e calda si alza leggera e riesce a prendere le note perfettamente.
Per me è l’apoteosi, sono euforico, poso la chitarra e dico le bravissima!
Lei, raggiante, copre i due metri che ci separano correndo e mi salta addosso abbracciandomi ed avvinghiandomi con le gambe, mentre io, per sostenerla, la tengo dal culo.
“Sei stata bravissima, lo sapevo che ce l’avresti fatta” cercando di non pensare al suo seno sodo che spinge sul mio petto.
Quindi mi scosto con la faccia, la guardo mentre lei continua a non smettere di sorridere eccitata e la bacio, quasi fosse la cosa più naturale del mondo, bacio al quale lei non si sottrae.
E’ un bacio dolce, reso ancora più speciale dall’eccitazione per il risultato raggiunto.
Aggrappati come siamo mi avvio a fatica (i postumi dell’inattività post operatoria si sentono tutti) verso la mia stanza e, arrivati vicino a letto, la lascio cadere mentre provo a rimanere attaccato alle sue labbra.
Quindi apro i pochi bottoni della camicetta rimasti ancora chiusi e finalmente mi sollevo per poter ammirare quel seno meraviglioso che sinora avevo solo immaginato, quindi mi ci avvento sopra baciandolo e mordicchiando delicatamente i capezzoli.
Sono eccitato da morire, come non mi accadeva da anni, continuo a baciarle i seni mentre con le mani provo a sfilarle i jeans stretti (porca miseria, non poteva mettersi anche oggi la gonna?), operazione davvero complicata, anche se alla fine ci riesco.
Quindi le sfilo anche le mutandine e comincio a sfiorarla in mezzo alle gambe, è bellissimo vedere come lei freme per il piacere.
Mi scosto per togliermi anch’io i vestiti, quindi, finalmente alla pari con la sua nudità, mi rituffo su questi seni meravigliosi e, visto che lei non si decide, le prendo una mano e l’appoggio sul mio uccello più che mai in tiro.
Quindi scendo lentamente verso la porta del paradiso, ma quando sto per arrivare al punto giusto, lei mi ferma, mi tira su e mi chiede di penetrarla subito, cosa che faccio con piacere dopo averle chiesto e ricevuto conferma, sul fatto che prende la pillola.
La posizione del missionario non è certamente la mia preferita, così dopo un po’ di colpi esco e le chiedo di girarsi.
“No, per favore, continua così” mi dice con un filo di voce, così entro nuovamente dentro di lei e riprendo a spingere fin quando, con un grido strozzato, vengo copiosamente.
Resto ancora dentro di lei, buttato a peso morto per qualche secondo, poi mi sfilo e sdraio al suo fianco, mentre lei, subito dopo si copre con il lenzuolo ed io la guardo stupito visto che è piena estate e che siamo accaldati.
C’è qualcosa che non mi torna, così quando l’atmosfera i respiri tornano normali, le chiedo “Ma hai freddo?” le chiedo quando riesco a parlare.
“No, ma preferisco così”.
“Non ho capito, ti vergoni di me?”
“Non è che mi vergogno di te, è che non mi sento a mio agio nuda. E’ un problema che ho sempre avuto. Scusami”.
Segue un silenzio.
“E prima mi hai fermato mentre volevo baciarti e poi non hai voluto che cambiassimo posizione, perché….”.
“Ma abbiamo fatto l’amore, qual è il problema?”.
“Non lo so il problema, vorrei saperlo, dimmelo tu: fare l’amore vuol dire abbandonarsi, diventare un’unica cosa, tu invece mi sei sembrata tesa e sulla difensiva”.
”Ero così contenta prima della mia voce e di noi due, ma ora ho rovinato tutto”.
“Non hai rovinato nulla, tranquilla, rilassati per favore, a me sembra normale che io voglia sapere”.
Segue un silenzio imbarazzato, poi comincia a parlare con un filo di voce.
“La prima volta che ho fatto l’amore non è stato semplice. Avevo diciassette anni, giusto otto anni fa. Questo ragazzo lo avevo conosciuto da poco, le mie amiche lo ‘avevano già fatto’ tutte e mi sentivo come sempre inadeguata per essere ancora vergine, per cui, visto che lui insisteva praticamente tutti i giorni per farlo, alla fine, come per togliermi un pensiero, mi sono decisa. All’inizio lui era gentile, ma quando ci siamo spogliati (ti lascio immaginare quanto fossi imbarazzata nel trovarmi nuda per la prima volta davanti ad un altro), lui comincio ad essere sempre più aggressivo, fino a quando si abbassò i pantaloni e mi piazzò il suo cosa duro sulla faccia, intimandomi di prenderglielo in bocca. Io mi sono rifiutata, mi sono sentata aggredita, ero aggredita, ed ho tenuto la bocca chiusa, allora lui ha cominciato a sbattermelo sul viso con rabbia e ti assicuro, che non era affatto piacevole essere come schiaffeggiata in quel modo. Poi, visto che io non facevo ciò che mi aveva chiesto (ordinato, direi), mi girò e, senza alcun rispetto lo infilò dentro incurante del fatto che fossi vergine e che non fossi affatto lubrificata. Mi aveva sverginata, ma non era andata affatto come mi aspettavo e come avevo sempre sognato. E’ stato orribile. Ovviamente appena ho potuto sono corsa via e non l’ho più rivisto. Dopo quella volta non l’ho fatto più per diversi anni, e anche dopo, quando è capitato, ho voluto farlo solo nella posizione classica, perché volevo guardare negli occhi i ragazzi. In realtà l’ho fatto solo pochissime volte e solo con due ragazzi diversi che poi mi hanno sempre lasciata perché non volevo fare di più. Il risultato è che anche a mostrarmi nuda mi vergogno e che non riesco mai ad essere rilassata. Ecco, adesso sai tutto”.
Dopo aver ascoltato in religioso silenzio quella confessione conclusa tra le lacrime, la abbraccio forte senza dire nulla, fin quando non smette con le lacrime.
Rimaniamo abbracciati a lungo ed è molto piacevole sentire come il suo corpo via via si rilassa, aderendo sempre di più al mio.
Quindi ci sediamo sul letto ed io le prendo le mani prima che possa ricoprirsi, la guardo negli occhi e le dico:
“Tu mi piaci molto, per cui, se tu non ti sei pentita di ciò che abbiamo appena fatto ed anche io ti piaccio un po’, questa può essere davvero l’inizio di una bella storia”
“No che non mi sono pentita - si affretta a dire lei - anzi. Anche tu mi sei piaciuto da subito”.
Torniamo ad abbracciarci ed a baciarci
“Senti – le dico -, noi siamo qui per un motivo professionale, ma adesso che ti ho trovato e visto che anche tu sembri d’accordo, a te non ci rinuncio. Noi però dobbiamo essere una coppia e per esserlo dobbiamo innanzi tutto imparare a fidarci l’uno dell’altro. Nel sesso non ci sono e non ci possono essere limitazioni, se non quelle legate al consenso di entrambi. Quando facciamo sesso ogni parte del nostro corpo è fatta per dare e ricevere piacere e noi a questo piacere non dobbiamo rinunciarci. Questo però non può essere possibile se ci sono inibizioni o remore. Non si può dire di no per paura, dobbiamo fidarci ciecamente l’uno dell’altro, sapere reciprocamente che l’altro non potrà che farci del bene”.
“Hai ragione, lo so, ma ho paura, te l’ho detto sono come bloccata”.
“Rispondimi sinceramente, tre giorni fa pensavi che queste lezioni che stiamo facendo sarebbe servite davvero, o le ritenevi una perdita di tempo? Sincera, però”.
Lei mi guarda sorpresa, stavamo parlando di noi ed io l’avevo riportata al lavoro, però mi risponde lo stesso.
“Se vuoi che sia sincera no, non credevo che sarei riuscita a migliorare così tanto. Grazie per tutto quello che mi stai insegnando”.
“Bene, se tu vuoi, oltre a darti lezioni di canto, potremmo continuare con le lezioni di sesso, dove tu ti fidi ciecamente di me ed io mi fido totalmente di te. Non sarà un processo facile, vista la brutta esperienza a cui sei stata sottoposta, tutto dovrà essere graduale, ma se tu imparerai a lasciarti andare anche in questo campo, come è successo con la voce, vedrai che riusciremo a volare insieme. Vuoi provarci?”.
“Ho paura, ma mi piacerebbe da morire”.
“Dimmi solo che lo vuoi e credimi tra qualche giorno saremo la coppia più felice del mondo!”.
Lei mi guarda negli occhi, mi sorride e mi dice semplicemente “Lo voglio…”.
In realtà so di aver giocato un po’ con le parole, è lei che deve fidarsi di me, io in teoria non ho nulla da temere né da imparare da lei.
“Allora da domani, finite le prove per la voce, cominceranno le lezioni per volare anche con i nostri corpi. Credo, se tu sei d’accordo, che sia opportuno che da domani, fino alla fine delle prove, tu ti trasferisca qui”.
La vedo sbiancare, prova ad obiettare “Ma non mi sento ancora pronta per una convivenza, non ho mai vissuto assieme ad un uomo e poi il passo mi sembra decisamente affrettato ed è un impegno troppo grande per me…”.
“Ehi, ehi, calma, non ti sto proponendo nessuna convivenza, né di fare una scelta di vita, ma solo per queste due settimane, ti ho detto fino alla fine delle prove, soprattutto per risparmiare tempo visto che abiti lontano e ci metti un sacco ad arrivare qui, in questo modo così recuperiamo tempo per le prove e perché no, anche per fare l’amore. Tu hai sempre la tua casa, nessuno te la tocca e ci puoi tornare quando vuoi in questi giorni se lo riterrai, o se non ti troverai bene”.
Dopo qualche discussione accetta.
Così l’indomani la mattina si presenta alle prove con una borsa con alcuni suoi indumenti.

Le prove confermano i grandi miglioramenti del giorno prima e Giuliana mostra una padronanza della voce che solo pochi giorni fa era inimmaginabile.
La sera, terminate le lunghe ed estenuanti prove, mi metto ai fornelli per preparare una pasta, mentre lei sistema un po’ la sua roba e prende confidenza con la sua nuova dimora.
Ceniamo tenendoci negli occhi con grande tenerezza, so che solo questa potrà essere lo strumento attraverso il quale riuscirò a farle superare le sue paure.
La sera va in bagno dal quale esce con già indosso una camicia da notte, quindi entra nel letto tirandosi su il lenzuolo: sarà dura, visto che, malgrado ieri abbiamo già fatto l’amore, anche solo per spogliarsi preferisce andare in un’altra stanza.
La cosa mi indispettisce un po’, avevamo detto fiducia assoluta e niente inibizioni e si comporta da subito in questo modo, così decido di non toccarla stasera, in modo da tranquillizzarla che non sono lì per saltarle addosso e che fare sesso deve essere un piacere e non certo un dovere.
Leggo un po’ mentre lei smanetta col telefonino, poi spengo il mio abat jout, le do un bacio e le auguro la buonanotte, lasciandola forse un po’ interdetta.
Mi chiedo se sia giusto rinunciare a scopare una figa stratosferica come quella che ho accanto, solo per tenere il punto.
La mattina appena sveglio ci metto qualche secondo a realizzare che non sono da solo, ma che accanto a me continua ad esserci la stessa figa stratosferica che, scoprendosi nella notte, adesso si mostra in tutta la sua bellezza, visto che ha più il lenzuolo che lo copre e la camicia da notte si alzata così da mostrarmi le sue mutandine (figurarsi se non se le metteva…).
Resterei a guardarla per ore, però decido di prepararle la colazione e di portargliela a letto, cosa che faccio, quindi mi avvicino dal lato suo e la sfioro con un bacio.
Lei si sveglia, ci mette anche lei qualche secondo a realizzare, poi mi vede e mi sorride.
“La colazione cara, te l’ho portata così la facciamo qui”.
Lei si mette seduta, non prima di essersi tirata giù la camicia, ed io mi siede a fianco a lei.
“E’ la prima volta che mi sveglio accanto ad un uomo…”
“Come ti è sembrato?”.
“ Ci ho messo un po’ ieri sera ad addormentarmi, ero molto tesa. E ci messo molto anche stamattina a realizzare dov’ero. Comunque bene, mi è piaciuto vedere il tuo viso e ancora di più avere la colazione a letto…”
“Non ti ci abituare però, non so se riuscirò a farlo tutti i giorni” aggiungo sorridendo.
Facciamo colazione tranquillamente, accompagnata da momenti di dolcezza e da un clima a volte scherzoso, poi le dico: “Questa mattina faremo due lezioni in una: continuiamo a lavorare sulle canzoni e, contemporaneamente lavoriamo sulla fiducia reciproca”.
“In che modo?” mi chiede facendo un’espressione di meraviglia che la rende adorabile.
“Niente – dico mentre mi abbasso i pantaloncini con cui ho dormito - oggi faremo le prove completamente nudi”.
“Cosa? Ma stai scherzando, vero?”
“Affatto. Dai su sbrigati, lavati, poi togliti tutto e vieni di là che dobbiamo lavorare” dico portando il vassoio con i resti della colazione in cucina dove li lavo.
Quindi, nudo come sono, mi sposto nella stanza che ho adibito alle prove e la aspetto.
Passa un quarto d’ora buono prima che la sua testa faccia capolino nella stanza, è nuda come le avevo chiesto, ma continua a coprirsi i punti critici; niente da fare è più forte di lei, ma non c’è fretta, deve stare così tutto il giorno, prima o poi finirà per rilassarsi.
Infatti, nel corso della mattinata dopo la prima ora in cui canta malissimo, perché tesa ed agitata, comincia a rilassarsi ed a muovere le braccia nei movimenti naturale del canto, lasciando scoperte le sue nudità.
Alla fine delle prove per la pausa pranzo, mi avvicino e la bacio, lei, molto più rilassata, risponde con slancio.
Per non rompere l’atmosfera disinvolta che si sta creando, non chiamo neanche la rosticceria, altrimenti dovremmo rivestirci, ma decido di cucinare una banalissima fettina di carne rimanendo nudi.
A differenza del solito, dopo pranzo non riprendiamo immediatamente le prove, ma le dico di andare a fare un riposino, così ci sdraiamo sul letto ed io mi perdo a guardarla negli occhi.
Lei mi sorride e mi attira a sé baciandomi.
Ci baciamo a lungo, poi scendo a baciarle i seni mordicchiandole i capezzoli, quindi con calma e circospezione, comincio a scendere ancora. Quando sto per arrivare vicino al monte di venere, ha un sussulto e mi ferma la testa.
“No, non voglio”.
“Perché non vuoi che ti baci?”
“Non voglio. Perché poi io devo baciarti il coso e non voglio”.
“Nessuno deve fare niente che non voglia, te l’ho già detto. – riprendo con la voce più rassicurante che mi riesce – Io lo faccio senza secondi fini, ma solo perché mi piace darti piacere e non certo per uno scambio. Lo farai, se vorrai farlo, quando ne avrai voglia e se ti andrà, io non te lo chiederò”.
Ciò detto scendo nuovamente verso il paradiso.
Con le labbra sfioro le sue grandi labbra e Giuliana viene scossa da un lungo fremito, quindi le accarezzo con lingua, fino a cercare il clitoride.
Lentamente faccio scorrere la lingua su e giù, facendola entrare appena dentro, in modo da esasperare il suo piacere.
Continuo senza alcuna fretta prolungando la sua attesa e stimolando il clitoride, che adesso è decisamente più pronunciato, pizzicandolo delicatamente con le labbra, quindi all’improvviso infilo la lingua e contemporaneamente due dita dentro: è bagnata da morire, ma non c’era da dubitarne, vedendo come si dimena e si contorce per il piacere.
Vado avanti fino a quando con un gemito che somiglia quasi ad un rantolo, esplode venendo.
Quindi mi alzo, avvicino l’uccello alla figa completamente bagnata e con grande facilità lo faccio scivolare dentro.
Lei ha gli occhi chiusi, si gode ogni momento di quel piacere, io, continuando a stantuffare, mi avvicino al suo viso e la bacio.
Lei inizialmente apre la bocca, poi subito dopo gira la faccia: “Ma no, hai tutti i miei umori sulla lingua, che schifo!”
“Piano, non può esserci schifo in una cosa così bella, lasciati andare e goditi tutto, anche i tuoi sapori meravigliosi, non ci può essere nulla di più bello dei nostri sapori mischiati: chiudi gli occhi e godi”.
Ciò detto riprendo a baciarla e stavolta lei si lascia andare, mentre io continuo senza sosta, fermandomi di tanto in tanto per non arrivare al punto di non ritorno.
“Ti fidi di me?” le chiedo ad un tratto senza smettere.
“Certo” risponde lei, con un filo di voce.
“Allora girati”.
Non sembra affatto convinta, continua ad aggrapparsi a me come per mantenere quella posizione.
Poi, invece, con un movimento si scosta, fa uscire il mio uccello dalla sua figa, mi guarda con uno sguardo intenso, quindi decide di fidarsi e si gira mostrandomi un culo meraviglioso.
Lo ammiro estasiato, poi, vedendo che è tesa e che sta con la schiena dritta e tesa, avvicino la bocca e riprendo a leccarle la figa, mentre contemporaneamente con la mano provo a spingerle la schiena, così da posizionarla in modo corretto.
Lei sembra rilassarsi rapidamente mentre la lecco, poi le dico “Hai visto, lo faccio anch’io, nel tuo paradiso i sapori miei e tuoi sono mischiati e non solo non fa schifo, come dici tu, ma è bellissimo”.
Quando vedo che lei è rilassata al punto giusto, mi sollevo, posiziono l’uccello sul suo buco e lo faccio scivolare dentro la figa bagnatissima.
Aspetto qualche secondo poi comincio a spingere aggrappandomi ai suoi seni.
Per la prima volta la sento gridare, sta venendo una seconda volta, per cui prendo a spingere con sempre maggiore ritmo, fino a lasciarmi andare, proprio mentre sta venendo anche lei, inondandola.
Rimarrei su di lei per ore, invece, mi sposto di lato mentre lei si accascia sul lenzuolo a pancia in giù.
Mi guarda ed il suo viso dipinge una espressione beata che mi mando in estasi.
“Sai che…”
“Cosa?” le chiedo, visto che si è bloccata.
Si gira di lato verso di me, “… credo … di non aver mai avuto… un orgasmo prima di oggi, ho provato una sensazione incredibile. Mi hai fatto godere e non credevo neanche si potesse. Credimi, si legge dappertutto questa storia degli orgasmi, ma sono arrivata a venticinque anni e non l’avevo mai provato, pensavo fosse una sorta di leggenda. Invece sei riuscito a farmi godere baciandomi, stupida io a non avertelo fatto fare prima, e poi mi hai fatto godere prendendomi da dietro, posizione che, come ti ho detto, ho sempre odiato per i motivi che sai. Mi hai insegnato tutto. Grazie”.
“Credimi, ci sono tante altre cose che devi imparare, ma con calma, tanto non abbiamo fretta…”.

Quando riusciamo a riprenderci, torniamo di là a suonare e Giuliana finalmente rimane nuda com’è senza fare storie: un altro piccolo passo è fatto.
Che sia più rilassata me ne accorgo subito, perché sin dall’inizio canta come forse non le era mai riuscito prima, è la sua migliore esibizione.
Alla fine delle prove se ne accorge lei stessa.
“Non so cosa ne pensi, ma credo che stasera ho cantato veramente bene, mi usciva tutto facile”.
“Assolutamente d’accordo” le rispondo posando la chitarra ed andando ad abbracciarla, sentendo una vibrazione nelle mie zone sensibili, visto che siamo ancora entrambi nudi.
“Ho una teoria, tutt’altro che scientifica ed assolutamente tutta da provare, però credo che i tuoi miglioramenti nelle esibizioni, vadano di pari passo con la rimozione dei tuoi blocchi in fatto di nudo e di sesso”.
“Ma cosa c’entra, meno mi vergogno, più canto bene?”
“Esatto, te l’ho detto da subito che avevi una bella voce, ma che eri bloccata, non riuscivi a tirarla fuori; ecco, io credo che il blocco sia direttamente collegabile alle tue paure, alla diffidenza nei confronti degli altri, alla tua scarsa considerazione di te stessa. In questi giorni stai cominciando a superare queste tue paure, sei sempre meno contratta, ti stai rilassando e tutto il tuo corpo ne trae giovamento. Beh, a questo punto se miglioriamo con le nostre scopate, non ne godiamo solo noi, ma ne trae giovamento tutto il gruppo, visto che diventerai una cantante eccezionale!” concludo sorridendo assieme a lei.
“Guarda che se voglio migliorare nei rapporti che abbiamo, lo faccio per noi, non certo per quegli altri del gruppo che, tra l’altro neanche conosco”.
“A me basta che tu solo faccia per te, perché se tu cambi il tuo modo di essere e diventi la donna eccezionale che sei e che in questi anni hai voluto reprimere, io diventerò la persona più felice del mondo”.
Mi guarda con una tenerezza infinita, con quegli occhi di una dolcezza inimmaginabile, si avvicina a me, mi butta le braccia al collo e mi bacia.
Quanto è diversa dalla ragazza che qualche giorno fa è entrata in questa casa sconquassando la mia vita.
Lo sapevo, assolutamente inevitabile che un bacio così mi provocasse un’erezione, il brutto è che essendo nudi, non posso neanche nasconderla. Infatti lei ovviamente sente la presenza, lo prende in mano e comincia a massaggiarlo, mentre continuiamo a baciarci.
Naturalmente ci spostiamo in camera da letto, dove lei, senza smettere di tenermi per l’uccello, prende a baciarmi sul corpo, poi mi chiede: “Non prendermi per sfacciata, ma mi baceresti ancora lì…?.
“Lì dove?” la incalzo io, pur avendo ovviamente capito.
“Lì sotto, sulla mia vulva”.
“Dove? Nella vul… Ma no, non va bene, nessuno sano di mente la chiamerebbe vulva in una circostanza del genere”.
“Come la devo chiamare? Va bene figa?”.
“Decisamente sì. Allora?”
“Baceresti ancora una volta la mia figa?”.
“Certo amore mio, certo che te la bacio”
Così ancora una volta affondo la mia testa in mezzo alle sue gambe e comincio a giocare con la lingua sul clitoride godendo nel sentire i suoi sospiri ed i suoi urletti controllati.
Quindi dopo averla portata ad un passo dall’orgasmo mi fermo.
“Perché ti sei fermato?”
“Perché non è ancora il momento e poi voglio entrare dentro di te”:
Pensando che volessi prenderla nel modo più tradizionale, alla missionaria, mi dice: “Ti prego, non prendermi per una poco di buono, ma mi piacerebbe che ti mettessi dietro di me, come questa mattina…”
“Aspetta, non avere fretta” e abbassandomi su di lei la penetro davanti, l’unico modo che aveva concesso fino a questa mattina.
“Bene adesso cambiamo” ma anziché andarle dietro come credeva, mi stendo e la invito a sedersi su di me.
Resta spiazzata, non ha mai praticato questa posizione, così le spiego come fare.
“Allarga le gambe e abbassati su di me. Brava così, ecco adesso prendi il mio uccello, giocaci ancora un po’ con la mano, si, mi piace, e adesso infilatelo da sola dentro. Così, sì! Adesso siediti su di me e segui i miei movimenti, accompagnali alzandoti ed abbassandoti a ritmo e lasciati andare…”.
Dopo qualche secondo si muove al mio stesso ritmo e dall’espressione che le si disegna in viso, mi sembra che anche questa nuova posizione le piaccia molto.
Dopo un po’ le chiedo con brutalità: “Vuoi venire così, o vuoi essere scopata da dietro?”
“Prendimi da dietro” risponde tutta affannata.
Do ancora qualche colpo, poi la scosto, scivolo da sotto di lei, le dico di non muoversi e mi posiziono dietro. Riprendo a baciarla tra le gambe, ma stavolta con il dito solletico il suo buchetto, inizialmente si irrigidisce un po’, poi cede al piacere della mia lingua sul suo clitoride e mi lascia fare, io continuo a leccare ed a massaggiarle il buco del culo, accorgendomi che via via è sempre meno chiusa e rigida, poi, nel momento in cui lei sembra all’apice del piacere, a tradimento infilo il dito per un pezzo. Lei mi toglie subito la mano. Peccato, ma lo immaginavo, per oggi basta, va bene così e riprendo a leccarle la figa.
“Adesso te lo schiaffo dentro - le dico senza mezzi termini – ma me lo devi chiedere tu”.
“Cosa devo chiederti?”
“Quello che vuoi che io ti faccia”
“Scopami da dietro, mettimelo dentro”.
Allora soddisfatto, avvicino il mio uccello alla figa che scivola dentro facilmente tanto è bagnata.
Ho il cazzo che mi scoppia, per cui comincio a spingere, ma siccome lei non sembra ancora pronta, sono costretto a fermarmi alcune volte, fin quando il suo respiro non aumenta in modo disordinato e sento sta venendo, così mi lascio andare, mentre lei ormai grida senza ritegno e dopo qualche colpo veniamo gemendo nello stesso istante.
Stavolta mi accascio su di lei e non mi muovo sperando di non pesarle tanto, ma adoro restare ancora dentro di lei e poi mi è davvero difficile uscire da quel vortice di piacere.
Quando il mio uccello si è ormai definitivamente smosciato, mi butto di lato e rimango senza riuscire a dire nulla, così dopo un po’ è lei la prima a parlare.
“Dio mio, mi sembrava di impazzire, non pensavo potesse essere così bello. Scusami se ho gridato, ma non solo riuscita a trattenermi”
“Scusarti? Ma non lo hai ancora capito? Non devi trattenerti, non devi trattenere più nulla, devi tirare fuori tutto quello che hai”.
“Ma perché prima mi hai costretta a dire la parolaccia, quando so avevi capito benissimo? E poi mi hai detto di usare quel linguaggio pesante”
“Perché in questi momenti le parolacce, il turpiloquio, sono liberatori e, come ti ho detto più volte, tu devi imparare a liberarti. E poi è eccitante far uscire, limitandolo solo alle parole, il proprio istinto animalesco: per una donna deve essere anche gratificante sentire che il proprio uomo la desidera così tanto da sentirsi dire che la vuole sbattere con forza, così per un uomo è decisamente eccitante sentire la propria donna che lo incita a scoparla. E poi, diciamocela tutta, il culo si deve chiamare culo in questi momenti, mica puoi dire sedere…”.
“Allora, visto che ti piacciono le parolacce, devo confessarti che mi ha fatto una strana sensazione continuare a sentirlo dentro di me dopo che sei venuto, era strano, intimo, piacevole quasi”.
Sorrido, i progressi sono stati enormi.

La mattina dopo mi sveglio sempre prima e porto la colazione a letto completamente nudi, infatti questa notte non ha sentito il bisogno di indossare nulla e ci siamo addormentati così: dorme ancora, così mi fermo a guardarla col vassoio in mano, ha un corpo favoloso ed un culo meraviglioso, per non parlare di quanto sia davvero molto bella e adesso ha anche un’espressione quasi sorridente, beata, chissà cosa sta sognando
La sveglio e dopo la colazione pigramente rimaniamo stesi a parlare di noi, dei progetti, quindi lei con dolcezza appoggia la testa al mio petto ed io le liscio con altrettanta dolcezza i capelli.
Dopo un po’, con mia grande sorpresa, allunga la mano e prende a giocare con il mio uccello in fase di assoluto riposo, quindi fa una cosa che mi prende alla sprovvista, scende col viso ‘pericolosamente’ verso il basso.
Già questo fatto provoca in lui uno scossone, figurarsi quando, con grande circospezione, gli dà un bacio così, giusto per saggiarne il sapore.
Non deve esserle parso così ripugnante (per fortuna appena sveglio, dopo la pipì, l’ho lavato come sempre), allora ci riprova e dopo qualche altro bacio casto sento che apre le labbra e lo prende in bocca.
E’ decisamente impacciata, si vede che non l’ha mai fatto, l’istinto è quello di suggerirle come fare, però questa volta credo sia bene che lei ci arrivi da sola, come una conquista; in tutti i casi, forse perché so delle sue paure mi eccita da morire vedere e sentire ciò che sta facendo, per cui sento montare l’erezione.
Lei non sembra impressionata da ciò che succede e, cercando di aiutarsi anche con le mani, continua, la cosa mi piace mi piace da impazzire e vorrei che non smettesse, ma andasse fino in fondo, però cui non dico nulla e mi godo il momento.
Vorrei venire così, per cui le metto una mano sulla testa e provo a guidarla aumentando il ritmo, le capisce ed esegue.
Dopo un po’ sento che sto per scoppiare, forse dovrei avvertirla, ma non ce la faccio e senza trattenermi, vengo.
Il primo schizzo la sorprende con l’uccello ancora in bocca, poi lo tira fuori e lo guarda mentre con spasmi nervosi mi escono gli altri schizzi.
E’ incredibile, mi ha fatto un pompino e non ha fiatato neanche quando le sono venuto in bocca!
“Ha un sapore strano, non so, sa come di patata cruda…”
“Se vuoi capire bene il sapore, puoi sempre pulirlo con la lingua prima che si smosci, raccogliendo le ultime gocce”.
L’ho buttata lì, ma lei incredibilmente lo fa davvero.
“Decisamente un sapore strano, non riesco a definirlo, secondo te di cosa sa?”.
“Non lo so, io conosco il sapore del tuo paradiso, il mio sperma non l’ho mai assaggiato…”
“Ah no? Adesso te lo faccio assaggiare, così come tu mi hai fatto sentire il mio di sapore”.
Ciò detto si alza per baciarmi.
Oddio e adesso? Mi fa un po’ schifo, lo confesso, però non posso certo predicare bene e razzolare male, le ho detto che non ci devono essere limiti, quindi mi tocca essere coerente.
Mi bacia e, a dispetto dell’idea di schifo iniziale, il bacio è bello lo stesso.
“Com’era il tuo sperma?”
“Le tue labbra rendono dolcissimo tutto” le rispondo sincero.
“Sai, pensavo che non lo avrei mai fatto in vita mia dopo quell’esperienza, invece mi è anche piaciuto, vederlo crescere nella bocca poi mi ha fatto una sensazione strana, quasi di potere: è incredibile, chi l’avrebbe mai detto. Beh, grazie ad un maestro come te, adesso quanto meno non più nulla da imparare…”.
“Chi te lo ha detto, sappi che non si finisce mai di imparare, io stesso, che un po’ di esperienza ce l’ho, poco fa ho fatto una cosa che non avevo mai fatto baciandoti e che pensavo di non fare mai, ma che tu hai reso piacevole. Mi sa che mi hai stregato, devo starmi attento”.
Ridiamo, poi facciamo insieme una piacevolissima doccia e le mani non riescono a stare assolutamente ferme, anzi, ad un certo punto addirittura mi inginocchio e con l’acqua che mi impedisce quasi di respirare, prendo a baciarla in mezzo alle gambe e lei allora, che sembra non aver fatto altro nella vita, ne alza una per favorire l’operazione, che comunque dura poco, quindi, ricambiando, si inginocchia a sua volta e sotto lo scroscio continuo dell’acqua, me lo prende ancora una volta in bocca e lui, malgrado sia venuto poco fa, mostra di gradire.
Dura poco, non solo per l’oggettiva difficoltà della situazione, ma anche perché non voglio venire di nuovo, inoltre si è già fatto tardi e dobbiamo lavorare, per cui, continuando a rimanere nudi, riprendiamo le nostre prove che, anche dal punto di vita musicale, stanno andando avanti benissimo.
A pranzo siamo costretti ad andare fuori, visto che ho finito le poche scorte che avevo e davvero mi sembra di essere tornato un ragazzino, usciamo tenendoci dolcemente per mano e ridiamo e scherziamo come due liceali (oddio, lei vista l’età è più che giustificata, io decisamente meno), trascorriamo una bellissima pausa pranzo ed io francamente non ho tanta voglia di tornare al lavoro, per cui decidiamo che quel pomeriggio faremo vacanza, così andiamo in giro, fregandocene dl mondo intorno e fermandoci a baciarci in continuazione, poi, prima di rientrare lei mi dice: “Fermiamoci a fare la spesa, anzi facciamo po’ di scorta di cibo, così non siamo costretti ad uscire per forza e possiamo restarcene a casa nostra”.
‘Casa nostra’ che effetto mi fa sentirlo dire, solo pochi giorni fa mi avrebbe probabilmente anche irritato sentirlo, adesso, invece, mi piaceva.
Torniamo a casa ‘nostra’ e stavolta cucina lei, mentre per la prima volta dopo qualche giorno, stiamo in casa ancora vestiti.
Finito e messo in ordine a cucina, va in bagno sento che si chiude dentro.
Quando esce la fermo proprio davanti la porta, la bacio e le dico con un sorriso “Da oggi in questa casa spariscono le chiavi e se non basta, facciamo sparire anche le porte”.
“Ma dai non ci riesco se la porta non è chiusa a chiave, mi blocco”.
“Ecco è proprio questo il punto, dobbiamo rimuovere i bocchi. Come vedi sta funzionando a meraviglia, quindi da ora in poi fare la pipì davanti a te deve essere la cosa più naturale del mondo e lo stesso deve essere per te. Oddio per altri bisogni, forse è meglio evitare, ma solo per una questione di ‘odori’, non certo di pudori. Devo andare in bagno anch’io adesso, lascio la porta spalancata, lo so non è uno spettacolo straordinario da vedere, ma se serve a vincere i tuoi residui di paura, puoi anche entrare”.
Non entra, ma non si muove da dov’è e rimane fuori la porta.
Io con naturalezza, mi abbasso i pantaloni, lo tiro fuori, alzo la tavoletta e dirigo il getto nel gabinetto, sapendo che lei sta comunque guardando.
Dopo essermi lavato le mani, le chiedo “Che effetto ti ha fatto vedermi?”
“Boh, nessun effetto in particolare”.
“Ecco, te lo avevo detto deve essere una cosa naturale tra noi due e sono contento che non ti abbia fatto nessun effetto, e lo stesso sarà per me se un domani dovessi entrare in bagno mentre tu sei seduta sul water” cosa che nei giorni successivi faccio in modo che accada, senza che lei protesti.
Una sera, mentre siamo a letto, le dico: “Adesso facciamo un gioco nuovo, vuoi?
“Dipende…”
“Ma come, ancora non hai imparato a fidarti di me? Dovresti dire sì a prescindere”.
“Che gioco vorresti fare?”
“Voglio che ci masturbiamo l’uno di fronte dall’altro”.
“Ma sei scemo, mi vergogno da morire”.
Ma guarda che lo fai tu, ma lo faccio anch’io, siamo pari”.
Ciò detto, mi metto in ginocchio sul letto e lentamente comincio a far andare la mia mano avanti e indietro col mio uccello che via via diventa grosso.
“Guardami, io non ho vergogna di te, con te e per te io faccio tutto. Dai, chiudi gli occhi, pensami e toccati…”
Mi guarda, segue i movimenti della mia mano, poi lentamente, con grande imbarazzo allunga la sua di mano e si sfiora.
Poi chiude gli occhi e si tocca sempre più convinta; quando ormai è più che mai lanciata le dico di aprire gli occhi e, posizionati uno di fronte all’altro, ci guardiamo mentre ci masturbiamo.
L’orgasmo è vicino per entrambi e quando non ce la faccio più, mi avvicino a lei e le scarico il mio sperma sul seno, anche se alcuni schizzi le finiscono sulla faccia, allora Giuliana, forse ancor più eccitata da questa scena, viene anche lei.
“Brava, oggi hai fatto un grande passo per superare le tue paure”.
Passano alcuni di giorni in cui lei diventa sempre più sicura con la voce e noi continuiamo a rinsaldare quell’intimità, facendo l’amore con sempre meno remore.
Nei giorni successivi ci comportiamo davvero come una coppia, ogni tanto andiamo a cenare fuori, o usciamo semplicemente a fare una passeggiata, insomma i giorni scorrono belli.
Oggi, prima di pranzo, con la scusa di prendere delle cose che mancavano per cucinare, l’ho lasciata intenta ai fornelli, ormai sempre più a suo agio in quella che di fatto è diventata anche casa sua, ed ho fatto un salto nel sex shop vicino casa a comprare un piccolo vibratore.
La sera ci baciamo come al solito con grande passione, poi scendo verso la porta del suo paradiso comincio a leccarla e, quando lei mugula per il piacere, allungo un mano verso il sacchettino che avevo messo vicino al letto e prendo il vibratore, facendoglielo vedere: “Guarda cosa ho comprato per te”.
“Ma a cosa mi serve, io voglio te, non voglio quell’oggetto” ribatte decisa.
“Ma quello non serve a sostituirmi (oddio forse in alcune serate in cui non dovessi esserci, potrebbe anche sostituirmi), quello serve solo ad aumentare il tuo piacere, credimi ti piacerà da morire”.
Inizio ad usarlo e le vibrazioni di quell’arnese, unitamente alle mie mane ed alla mia lingua, sortiscono subito un effetto istantaneo, la sua eccitazione cresce e dopo qualche minuto viene gridando.
Poi mi fa stendere, si mette a cavalcioni sulle mie gambe e mi fa un pompino, provando a guardarmi negli occhi, come le avevo detto di fare un paio di giorni fa, prima di venire però la sposto, la faccio girare e la prendo da dietro, come piace a lei.
Una mattina, dopo aver fatto colazione e disbrigato i rispettivi bisogni corporali, anziché cominciare subito a lavorare, la riporto sul letto non lasciando dubbi sulle mie intenzioni.
Comincio a baciarla sulle grandi labbra, infilandole due dita nella figa, ma quasi subito le chiedo di voltarsi e riprendo a baciarle la figa mentre lei è accucciata a quattro zampe. Inevitabilmente le massaggio anche il buchetto e, quando mi accorgo che è rilassata, provo a infilarle un dito nel culo. E’ entrato appena, ma lei si irrigidisce subito, però stavolta, a differenza di altre, non me lo toglie, così lo tengo fermo e lo lascio lì.
Nel frattempo continuo a baciarla stimolandole con le labbra il clitoride, cosicché lei presa dal piacere si rilassa ed io, quando capisco che è il momento giusto, competo l’intrusione, infilandolo tutto.
“Smettila dai, il culo lascialo stare”.
Ma io non la ascolto nemmeno “Se e quando sentirai male, me lo dici e smetto: ti sto facendo male?”.
“No male no, però mi dà fastidio e poi ho paura”.
“Lo so che hai paura – le dico tra una leccata e l’altra – ma credimi che se riuscirai a rilassarti, sentirai un piacere che neanche immagini”.
Lei non dice più nulla ed io, mentre continuo a baciarla, prendo del lubrificante che avevo comprato assieme al vibratore e lo spalmo intorno al buchetto, poi infilo di nuovo il dito che in questo modo scivola dentro senza problemi.
Quando mi rendo conto che è sufficientemente rilassata, comincio a muovere il dito senza smettere di leccarla, quindi prendo il vibratore, che oramai accompagna i nostri momenti di intimità ed aumento il suo piacere.
Dopo un po’ mi stacco, mi sdraio sulla schiena e le chiedo di sdraiarsi su di me girata, in modo tale che io ho davanti a me la sua figa, mentre lei ha il mio uccello a portata di bocca.
Continuiamo il 69 mentre comunque continuo a infilare le dita nel suo culo senza che lei neanche più protesti.
Quando sento di avere, grazie alla sua bocca, il mio uccello duro al punto giusto, le dico senza togliere il dito “Ecco, siamo arrivati all’ultimo step, se supererai anche questo, ti resterà poco da imparare, però devi fidarti di me. Oggi perderai la tua verginità!”
Mi guarda senza capire, spostandosi da quella posizione per vedermi in faccia, senza che io però le tolga il dito dal culo.
Allora le spiego meglio.
“La verginità l’hai perduta in un brutto modo, poi, in questi giorni via via hai imparato ad usare altre parti del tuo corpo, hai imparato ad usare la bocca, poi hai sperimentato posizioni sempre diverse, ora ti resta solo una cosa vergine ed io credo sia arrivato il momento di perdere anche questa verginità”.
Lei finalmente capisce e fa di no con la testa.
“No, mi dispiace, decisamente no, non ci provare nemmeno” mi dice secca.
“Non ti forzerò se non vuoi, ma credimi per esperienza, può essere importante per volar davvero senza vincoli e senza tabù”.
“Esperienza diretta?” Mi chiede.
“Non nel senso a cui alludi. Ho esperienza, nel senso che l’ho praticata e le partner hanno mostrato di apprezzare molto”.
“Lo faccio solo se quello che fai a me, posso farlo io a te”.
“Non siamo fatti allo stesso modo, amore mio, io ho il cazzo e tu la figa, io il bastone, tu il buco, io do, tu ricevi. Non sono fatto per ricevere, ma per dare. Ad alcuni piace anche per carità, assolutamente legittimo,
ma io preferisco di no, grazie”.
“Vedi, fai il professore, parli di doversi liberare dei tabù, poi ti chiudi a riccio: è facile fare il libertario con il culo degli altri, mi sembra proprio il caso di dirlo…”.
Scoppio a ridere e la abbraccio, cazzo ha proprio imparato bene.
“Va bene, hai ragione, ti concederò l’onore di sverginarmi, ti lascio infilare un dito nel mio culo”, le dico confidando che avendo lei le dita molto piccole, l’operazione si possa concludere senza grossi problemi.
“Eh no, tu mi vuoi infilare il tuo coso, ma lo vedi quant’è grosso, mentre io ti devo infilare il mio dito minuscolo: hai comprato il vibratore, devi farti infilare quello”.
Ovviamente le dico che non se ne parla nemmeno.
“Credimi ritengo che tu ti perda un’esperienza, a me va bene lo stesso, ti amo e continuerò a farlo anche senza che tu conceda il culo, ma così non avrai imparato tutto” concludo sorridendo.
Lei mi guarda stupefatta, con la bocca semi aperta.
“Cosa hai detto, ripeti, per favore…”
“Che ti perdi un’esperienza…”
“No, dopo…”
“Che ne so, che non impari tutto quello che c’è da imparare”.
“No, no, quella cosa che ti va bene lo stesso perché…”
“Che a me non importa, perché tanto ti amo lo stesso, quella frase lì?”
“Sìììììì!!! Dio non sai quanto ti amo anch’io e quanto sono felice di sentirtelo dire. Non hai idea di quanto fossi angosciata stamattina, domani scadono i quindici giorni che ci eravamo dati per le prove, mi hai detto che oramai ho imparato quello che dovevo, per cui adesso devo tornare a casa mia, credimi sono davvero tanto triste per questo”.
Mi alzo, con l’uccello ormai mezzo moscio e torno dopo un minuto.
“Chi ti ha detto che te ne devi andare. Pensavo avessi capito che sei libera di fare ciò che più ti piace. Nessuno ti sta cacciando da questa casa. L’altro giorno dopo la passeggiata hai detto hai detto che eri stanca e che volevi tornare a ‘casa nostra’ ed io sono stato felicissimo di sentirti dire casa nostra. Ecco qui, queste sono le chiavi, non devi sentirti obbligata a fare nulla, intanto prendile, poi decidi tu, stasera puoi tornartene a casa tua e decidere di venire qui ogni tanto, quando vuoi, anche senza avvertire, tanto appunto hai le chiavi; oppure decidere di rimanere ancora un po’ di tempo, fin quando vuoi, fin quando non ti stanchi; o ancora, se ti va, puoi lasciare casa tua e trasferirti qui. Ecco, nessuno deve dirti quello che devi fare, ma ciò che decidi deve essere una tua scelta, una scelta autonoma. Prendi le tue decisioni con calma, non solo in questo caso, ma per tutte le tue cose, non lasciarti condizionare da niente e da nessuno, scegli tu. Sempre”.
Non mi sono accorto che mentre mi ascolta ha iniziato a piangere, così l’abbraccio con slancio. Rimaniamo in quell’abbraccio totalizzante a lungo, poi si alza per andare in bagno.
Quando torna mi butta ancora una volta le braccia al collo.
“In tutta la mia vita non mi sono sentita mai così libera e non sono stata mai così bene anche con me stessa. Ti amo e sono felice che tu sia al mio fianco, non solo per l’opportunità di lavoro e per quello che mi hai insegnato come cantante, ma soprattutto per avermi fatto conoscere me stessa, una Giuliana che non immaginavo nemmeno esistesse. Voglio fare l’amore, ti voglio dentro di me, sempre”.
Prendiamo a baciarci, poi ci dedichiamo reciprocamente ai nostri sessi, quindi la penetro dolcemente.
Ad un certo punto mi ferma e dice: “Voglio che tu sia il primo, veglio essere sverginata da te” quindi si gira e mette col culo in aria.
Dio che culo spettacolare che ha.
Prendo a baciarlo, poi riempio il dito di lubrificante e lo infilo nel culo continuando a baciarla.
Quando è sufficientemente rilassata, prendo il lubrificante e lo spargo generosamente sul mio uccello e dentro il suo buco del culo, quindi avvicino il cazzo al suo buchetto.
“Adesso rilassati, non contrarre i muscoli, se ti rilassi entrerà facilmente”.
Così’ piano piano, poco alla volta lo infilo tutto dentro, quindi mi fermo e le chiedo:
“Come va, come ti senti, ti fa male?”
“No, va tutto bene, amore, per ora, vai tranquillo”
“Ti comunico ufficialmente che hai perso la verginità del culo!” aggiungo sorridendo.
“Sono felice che il mio culo abbia perso la verginità con te”, scherza anche lei.
Quindi comincio a spingere cercando di essere il meno rude possibile.
Quindi allungo la mano e prendo il vibratore.
“Adesso prova a giocare con questo e mettitelo nella figa, vedrai che sensazioni”.
Lei ubbidisce e dopo averlo strofinato sulle labbra e sul clitoride, se lo infila dentro, me ne accorgo attraverso la membrana sottile che divide le due cavità.
Lei va su e giù col vibratore nella figa e contemporaneamente io vado su e giù con il cazzo nel suo bel culo.
Sento che non riuscirò a resistere a lungo, così accelero, ma anche lei ansima molto ed ho l’impressione che stia venendo.
Dopo un po’ non riesco più a trattenermi e le riempio il culo di sborra, ma continuo a stantuffare finché con un grido, degno della brava cantante che è, viene anche lei.
Ci stendiamo esausti uno a fianco all’altra.
“Come è stata l’esperienza?” le chiedo appena ne ho la forza.
“Che, non l’hai sentito?” dice scherzosa.
Poi, più seriamente: “Era strano davvero, una senza sensazione che no so descrivere, avere due arnesi dentro di me”.
“Arnesi? Ma che stai parlando del fabbro?” dico ridendo.
“Va beh, avere il tuo cazzo nel culo ed il vibratore nella figa, va bene così? Una cosa bella, ecco, sicuramente piacevole. Adesso girati, per favore”.
Mi giro e la guardo incuriosito.
“Il vibratore no, ma la soddisfazione di sverginarti il culo col mio dito, me la prendo”.
Quindi, dopo che averle spalmato il lubrificante sul dito, lascio che me lo infili.
So, per averlo letto, che la stimolazione prostatica ha un effetto benefico, ma devo riconoscere che quel dito nel culo mi sta provocando uno stimolo all’uccello, non una vera e propria erezione, anche perché sono appena venuto, però devo dire che è tutt’altro che spiacevole.
“Beh, abbiamo imparato entrambi cose nuove ed io, comunque, adesso credo di non avere più nulla da insegnarti, né col canto, né sul sesso. Però possiamo sempre tenerci in allenamento…”.
Sono più che certo che non lascerà la ‘nostra casa’, anche perché dobbiamo provare con il resto della band e poi abbiamo una tournee da affrontare, ma sarà piacevole farlo con lei e poter divedere le camere d’albergo con Giuliana.
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